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Concorsi » Teatro Comunale di Acri - 2006


Teatro a scene _ contrapposte 

Progettisti: 

Marco Cante
Monica Costigliola
Armando Di Maio
Massimo Liparulo
Antonion Nardozzi
Antonio Pelella

Consulenti:
Biagio Magrì _ Naturalista


Acri (CS) - Italia
2006





 
Il tentativo di favorire trasformazioni dalle spiccate connotazioni urbane basandosi esclusivamente sulle valenze architettoniche di un solo manufatto è, come noto, assai arduo ed illusorio. Questo tentativo infatti è solo l’innesco di un processo di trasformazione virtuoso che appunto la municipalità intende perseguire. 
 



Si assume che il complesso del teatro, e dei suoi annessi funzionali, non si riduca ad un unico oggetto ma ad un sistema di relazioni spaziali. Queste sono portatrici di valori urbani ottenuti dalla costruzione di spazi intersecanti  e complessi, anche se espressi da pochi elementi reattivi. La fruizione di questi spazi è indipendente dalle attività che gravitano attorno alle definizioni di spazi aperti proposti.
 


 
Si assume che il complesso del teatro, e dei suoi annessi funzionali, non si riduca ad un unico oggetto ma ad un sistema di relazioni spaziali. Queste sono portatrici di valori urbani ottenuti dalla costruzione di spazi intersecanti  e complessi, anche se espressi da pochi elementi reattivi. La fruizione di questi spazi è indipendente dalle attività che gravitano attorno alle definizioni di spazi aperti proposti.

 
 
In attesa di tale promessa di urbanità, e delle ricadute positive sulla vita sociale ed economica della cittadina, proponiamo un sistema asciutto ed introverso, mimetico e per certi versi minimale. La sua figura infatti sfugge ad uno sguardo unico insinuandosi nei varchi delle abitazioni ed incastrandosi nell’ orografia del suolo. Il teatro comunica con l’intorno opponendo delle maschere mute e dei volumi assoluti matericamente caratterizzati, penetrabili solo da alcuni squarci strategici. Superando gli stessi si rivela la sua natura introversa ed accogliente, la sua articolazione in sezione ed i trapassi dei suoi spazi a cerniera. 
Sul fronte strada, come fondale della piazza delle esposizioni, è una lastra cieca rivestita in ceramica, staccata dal suolo di 226 cm, a presentarsi come invito e segnaletica dell’ingresso. Superata la stessa un patio smista la mediateca  sospesa in cor-ten  e lo spazio per le esposizioni a doppia altezza che permette la comunicazione fra la caffetteria e la parte espositiva stessa. La caffetteria comunica tramite una vetrata su uno specchio d’acqua,  al di sotto del quale è allocata  una vera e propria cisterna per la raccolta delle acque meteoriche.
ocata  una vera e propria cisterna per la raccolta delle acque meteoriche. Questa riserva idrica è prevista per l’irrigazione delle aree a verde del parco e per l’uso igienico sanitario in cui è previsto l’uso di acqua non potabile. Un sistema di troppo pieno garantisce lo smaltimento dell’esubero, mentre un impianto di pompaggio permette l’utilizzo della riserva d'acqua.
 
L'’acqua della cisterna è adoperata anche per alimentare la vasca superiore che, tracimando continuamente,  ossigena l’acqua evitando ristagni. Il piano d’acqua della vasca in estate partecipa al raffrescamento degli ambienti interni. Un ulteriore aspetto bioclimatico è l’utilizzo della copertura pensile come ideale prolungamento del parco che svolge un importante funzione coibente naturale garantendo alla sala il raffrescamento estivo ed un contenimento delle dispersioni termiche in inverno. Oltre a questi accorgimenti climatici la scelta mimetica di incassare il teatro vuole anche garantire l’indicazione di destinazione d’uso a parco. Per lo stesso si danno indicazioni sull’uso di essenze locali quali juniperus communis,  juniperus ooxicedrus, e ilex acquifolium. Il valore naturalistico dell’insediamento  silano è il dato contestuale più rilevante che il complesso vuole rivelare ponendosi come snodo ottico fra i paesaggi lontani delle catene montuose, l’insediamento antico, il futuro ampliamento. All'’opposto alla scala più prossima con il nucleo insediativo circostante il complesso intrattiene rapporti più  oppositivi e di contrasto.
 



 
Una piazza di pietra, parte della corte di ingresso o foyer all’aperto del teatro stesso, è un ulteriore spazio - snodo posto ad una quota inferiore rispetto al podio di ingresso del complesso. Questo vuoto è un contrappunto al pieno svettante della torre scenica opposta, unica parte emersa del teatro incassato che asseconda il profilo altimetrico della parte destinata a parco lasciandola libera da ingombri costruiti. Qui la torre scenica funge da schermo per proiezioni esterne fruibili dall’andamento in pendenza del profilo altimetrico sistemato a verde. 






 
La torre scenica risulta così bifronte, offrendo scene contrapposte sia altimetricamente sia planimetricamente, dando così l’opportunità di rappresentazioni in contemporanea. Tutto il complesso ruota attorno alle idee teatrali del doppione (il doppio foyer, la doppia scena, la doppia catena della Sila, il duplice insediamento, quello antico e quello previsto) e della sua rappresentazione attraverso maschere che parzialmente nascondono e rivelano la natura dei suoi spazi e dei suoi contenuti.

 



 
Una ferita del suolo, una faglia ricavata dall’incunearsi della cavea all’aperto (160 posti) in quella al chiuso (440 posti) attira verso lo spazio più profondo ed intimo della scena. Le due cavee sono separabili da cortine metalliche scorrevoli nel suolo. A parte questa ibridazione nell’uso delle cavee interne - esterne  lo spazio più proprio della rappresentazione conferma la scelta di un teatro tipologicamente ordinario con cavea e scena frontalmente opposte. L’idea di innovazione è proposta quindi più per l’uso territoriale ed urbano del complesso teatrale e sul gioco di rimandi che vuole istituire a livello territoriale. Il complesso è uno snodo tra il passato di Acri, con il cui insediamento storico istituisce un legame anche ottico, con le valenze paesaggistiche della Sila e con il futuro ampliamento.

 



 

Le sezioni , i grafici caratterizzanti e conformativi per lo sviluppo di questo tema, si presentano come dei profili aperti disgiunti che permettono la comunicazione degli spazi alle differenti quote. Queste scene incrociate e contrapposte sono le rappresentazioni di quelle complessità urbane che la futura espansione di Acri dovrà mettere in atto. Come in ogni teatro si propongono rappresentazioni compresse e densificate dello stare assieme, dei valori e delle contraddizioni di una società che intende evolversi. Tutto il complesso è introiettato verso se stesso in attesa di riverberare la sua articolazione sull’ampliamento e sulle trasformazioni future.